domenica 1 marzo 2009

L'ultima volta [1ª PARTE]

Le mani sudate stringevano forte il volante. Il cuore palpitava come una di quelle vecchie sveglie in metallo a carica manuale. Il sangue premeva sulle tempie, un mal di testa lancinante era in agguato. L'ultima volta, si era detto. L'ultima volta, e poi esco dal giro. Chiazze di sangue sulla camicia, sulla giacca, sui pantaloni. Non doveva andare così, si ripeteva. Non era nei piani, non era previsto. I cadaveri attendevano senza fretta nel bagagliaio.
DNA ovunque, stavolta mi beccano, stavolta non riuscirò a farla franca, e pensò che quella volta sarebbe stata davvero l'ultima. Doveva essere un semplice scambio di favori, "una cosa da gentleman", come avrebbe detto Antonino. E adesso cosa avrebbe raccontato a don Luciano? Che la situazione gli era sfuggita di mano? Che quei fottuti stronzi l'avevano preso per il culo? La verità era che aveva mandato a monte un affare. Un affare grosso, e ora si ritrovava coi cadaveri di due clienti nel bagagliaio, in un mare di merda in cui sarebbe affogato.
Doveva trovare una soluzione. Alla svelta. Forse aveva ancora una possibilità di salvarsi il culo. Far sparire le prove, prima di tutto. Far sparire i cadaveri, bruciare la macchina, bruciare i vestiti, farsi una bella doccia, e poi... a questo ci avrebbe pensato più tardi.
Ora doveva solo allontanarsi il più possibile da quel lurido quartiere fatiscente. Lo stavano già cercando. Aveva sempre avuto un sesto senso. Ma stavolta non serviva. Col casino che aveva combinato sapeva che probabilmente erano già sulle sue tracce.

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