lunedì 31 gennaio 2011

L'ultima volta [15ª PARTE]

Il Carogna, il Macellaio, il Contabile, e don Luciano. Quattro gradini. Mancava ancora l'ultimo.
Fingendo di essere un ricco signore che aveva per le mani un affare da milioni di euro, Tore Pinna era riuscito ad abbindolare il Carogna, e a ottenere un appuntamento col Macellaio. Il Macellaio non aveva a che fare coi soldi, a quello ci pensava il Contabile. Era da qualche ora che andava avanti quella storia, ma sembrava fossero passati anni da quando avevano fatto l'ispezione presso il luogo dell'omicidio. Da quando aveva sparato a una gamba a Stigazzi che, per sua fortuna, poteva ancora camminare, magari zoppicando un po'. Il colpo l'aveva probabilmente beccato di striscio.
E adesso eccolo, in casa del Contabile, insieme al Macellaio. Tore Pinna aveva svuotato il sacco: voleva incastrare Stigazzi. Doveva solo riuscire a dimostrare quello che sapeva.
Regola numero uno: chi sbaglia è morto. Regola numero due: chi tenta di fottere don Luciano, è morto due volte. Stigazzi aveva fatto il doppio gioco con don Luciano. Il compito di Tore Pinna era quello di dimostrare quello che sapeva, ma doveva farlo in fretta: dio solo sa che balle sarebbe stato in grado di inventarsi Stigazzi.
Stigazzi che, arrivato anche lui a casa del Contabile in compagnia del Carogna, attendeva l'apertura del cancello.

«Allora, Salvatore Pinna, ammesso che ti chiami davvero così», disse il Contabile, «tu prima ci parli di un affare da milioni di euro, e poi ci tiri fuori questa storia incredibile? Secondo la quale il nostro Commissario sta cercando di fottere don Luciano? Io spero per te che tutto ciò che hai detto sia vero, che tu abbia le prove, e che...» Si fermò per un attimo. Se Tore Pinna fosse stato un impostore, sarebbe morto. Se invece davvero stava dicendo la verità... a quel punto sapeva troppe cose, e sarebbe morto ugualmente. Pazienza, pensò, uno in più, uno in meno.
Il Contabile sospirò. «Spero per te che oggi sia la tua giornata. Ma cosa mi dice che non sei uno sbirro che vuole incastrarci?»
Tore Pinna rispose: «Sono solo. Per quanto mi riguarda, con la polizia ho chiuso. Ho le prove di quello che sto dicendo. Ho tutte le informazioni sull'organizzazione spagnola con cui è in contatto il commissario Stigazzi. Movimenti bancari, nomi, numeri di telefono, indirizzi. Ho delle registrazioni di alcune sue conversazioni. Portatemi da don Luciano e ve lo dimostrerò.»
Avrebbe potuto farlo torturare dal Macellaio per fargli dire dove teneva quelle informazioni, pensò il Contabile, ma non c'era tempo. Voleva vederci chiaro, e subito. E non voleva prendersi responsabilità. È il caso di chiamare don Luciano, deciderà lui cosa fare.

Il Contabile prese il telefono e compose un breve numero. Probabilmente è un numero interno di chiamata, pensò Tore Pinna.
«Frank! Mandami due uomini qui, nella sala rossa. Quanti ce ne sono all'ingresso?» Una pausa. «Dovrebbero bastare. Avvisali che sta arrivando il Macellaio, dovranno prendere ordini da lui.» Dopo meno di un minuto arrivarono due uomini, tuta nera, pistola nella fondina, probabilmente due guardie del corpo, pensò Tore Pinna. «Prendetevi cura di lui, mi raccomando.» Poi, rivolgendosi al Macellaio, continuò: «Pensaci tu ad accogliere i nostri ospiti. Io vado a chiamare don Luciano. Tienili un po' sulle spine... come sai fare tu. Tieni», porgendogli un altro telefono, «dopo che sento don Luciano ti farò sapere il prossimo passo». Il Carogna e il Macellaio si allontanarono, lasciando Tore Pinna in compagnia delle due guardie armate.

«E finalmente ci aprono 'sto cazzo di cancello!» tuonò Stigazzi sporgendosi dal finestrino. Forza, Carogna, andiamo, sali in macchina e portala dentro... per me è sempre più difficile camminare. Mi ha ripreso a sanguinare la gamba... colpa di quel pezzo di merda di Tore Pinna!» Una chiazza scura si stava lentamente espandendo nella gamba di Stigazzi. La fasciatura non avrebbe retto per molto.
Il Carogna risalì in macchina, oltrepassò il cancello e dopo qualche centinaio di metri si fermò. In mezzo al viale c'era il Contabile. Dietro di lui, cinque uomini puntavano un fucile nella loro direzione. Si girò verso il commissario. Ma Stigazzi, attonito, era come ipnotizzato dai cinque fucili.
«Scendete giù da quella cazzo di macchina e fatemi vedere le mani!» tuonò il Macellaio. Scesero dalla macchina.
Questo potrebbe essere il Macellaio. O il Contabile, penso Stigazzi. Non li ho mai visti in faccia. Dalla voce però... Si, è quasi sicuramente il Macellaio. Devo dire qualcosa. Devo fargli capire subito che si tratta di uno sbaglio. Che si possono fidare di me. Parlò Stigazzi: «Mi ascolti, è tutto un equivoco...» Ma non ebbe il tempo di finire. Il Macellaio estrasse la pistola con gesto fulmineo e sparò tre colpi verso il cielo.
«NON HO CHIESTO IL TUO PARERE!!» urlò il Macellaio verso Stigazzi. «Non mie ne frega un cazzo delle tue opinioni. Buttate le armi». Buttarono a terra le pistole. «Qui è arrivato uno che dice di conoscerti... Salvatore Pinna, ti dice qualcosa? Dice che ci vuoi fottere. Dice di avere delle prove. Ma stai sereno, se hai fatto il bravo ragazzo non hai niente da temere. In caso contrario... beh, in tutti questi anni ti sarai fatto un'idea di come vanno queste cose, vero?» Così dicendo il Macellaio scoppiò in un'agghiacciante risata isterica. Quella risata..., pensò Stigazzi, questo è sicuramente il Macellaio. È inconfondibile, è il suono di un coltello che raschia ripetutamente un piatto. Il telefono che il Contabile aveva dato al Macellaio squillò. Il Macellaio si allontanò di qualche passo.
«Si?»
«Ho chiamato don Luciano», gli disse il Contabile. «Non era per niente di buon umore. Ha detto di andare da lui immediatamente. Dice di andare con tre macchine: in una il Carogna e il Commissario, insieme a tre guardie, in un'altra Tore pinna insieme a due guardie, e nella terza noi due da soli. Ha detto che dobbiamo prendere strade diverse, la prima deve passare per il Largo Colombo, l'altra, quella con Tore Pinna, per la SS 145, e a noi ha detto di prendere l'asse. Ha paura che qualcuno ci possa seguire. In questo modo noi dovremmo arrivare per primi, Tore Pinna per secondo e per ultimi Stigazzi e il Carogna.»
«Ok, che faccio adesso?»
«Aspettami lì, sto arrivando, giusto il tempo di organizzare le tre macchine e la sorveglianza.»

Nella sua poltrona di pelle nera stava seduto don Luciano. Stava spesso sveglio di notte, e quella notte non faceva eccezione. Questo era un imprevisto, e gli imprevisti non piacevano a don Luciano. Davvero Stigazzi faceva il doppio gioco? Dopo tutto quello che Loro avevano fatto per lui? In ogni caso è arrivato il momento di sbarazzarmi del Carogna, non è più una persona affidabile. Aprì il cassetto della scrivania, e tirò fuori una pistola. Per tutto c'è una soluzione, pensò mentre accarezzava l'arma, al mondo tutti sono utili, nessuno è indispensabile. Eccetto me.

2 commenti:

  1. EEEEEE GRANDE TORE PINNAAAAAAAAAAAA!!!
    Graditissimo ritorno del nostro noir favorito!

    Muloparlante

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  2. 'nvedi chi se rivede...
    grande giusbo!!!

    adesso un post al giorno però!


    cià

    robi

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